Il lavoro a quarant’anni
martedì, 17 Gennaio 2017Condivido questo video dell’ormai noto Marco ‘Monty’ Montemagno: come dargli torno?
Sul lavoro ed i quarantenni, sono perfettamente allineato con lui! 😉
Condivido questo video dell’ormai noto Marco ‘Monty’ Montemagno: come dargli torno?
Sul lavoro ed i quarantenni, sono perfettamente allineato con lui! 😉
Certi colloqui di lavoro sono imbarazzanti. Dipende, ancora una volta, dalle persone. Selezionatori poco preparati, empatici, gentili, insomma… Ce n’è per tutti i gusti. Non una presentazione dell’azienda, non cercano di coinvolgerti ma ti fanno domande con stile interrogatorio del Terzo Reich, senza dir nulla di sé, cosa ti offrono, di cosa si occupa la loro azienda.
E poi ci sono i cacciatori di teste. Quelli ve li raccomando. Sono i peggiori (esistono anche all’estero). Ti telefonano agli orari più improbabili, ti martellano se non rispondi e quando ci parli ti ritrovi il solito stile inquisitorio e aggressivo, per sapere se sei ‘adatto’ a loro e alla loro mentalità, se ti possono usare. Per i cacciatori di teste sei solo qualcuno da rivendere al cliente, ti offrono il solito lavoro da schiavo e la loro società guadagna sul tuo lavoro senza far nulla.
Odio questo sistema fatto di subappalti, di sfruttamento, di arroganza e di poca educazione. E’ difficile purtroppo trovare persone serie, preparate e gentili quando ti interfacci col mondo del lavoro italiano. Un’arma l’abbiamo però: selezionare anche noi. Capire chi abbiamo di fronte e cosa ha da offrirci. Perché anche il lavoratore ha (molto) da offrire. Io dico sì al lavoro e no alla schiavitù.
Una delle qualità più importanti ed apprezzate dell’IM (Italiano Medio) è la faccia tosta. E’ una qualità da cui non si può prescindere se si vuole fare carriera in Italia, in qualsiasi campo. L’IM è incoraggiato a farne uso in ogni situazione in cui si debba proporre: nel curriculum vitae, durante i colloqui di lavoro, per incoraggiare una promozione o un avanzamento di livello. In questo Paese più ti vendi bene e meglio è, non importa cosa realmente tu sia capace di fare. Serve tanta chiacchiera, simpatia, furbizia ed una buona dose di superficialità.
Le persone profonde e introspettive si fanno troppe domande, sul dove stanno e perché ci stanno, sono scomodi nel mondo del lavoro, in cui l’equilibrio tra obblighi e diritti è per lo meno discutibile. Nell’era in cui più che mai bisogna produrre, per vincere la “crisi”, meno dubbi sollevi (su te stesso e sul lavoro che ti viene offerto) meglio è. Prendere o lasciare. Ma sempre con un bel sorrisone stampato sulla faccia. Tosta.
La notte porta consiglio, ogni tanto è vero. A me ha portato alcune riflessioni, che sicuramente non sono delle novità per quanto mi riguarda, ma ogni tanto riaffiorano a livello cosciente perché, osservando il mondo che mi circonda, noto delle differenze con gli altri, come è naturale che sia.
In particolare mi riferisco alle differenze di base tra me e chi, fin da giovanissimo, è stato abituato, dalla famiglia e dalla vita, a dare per scontate molte cose.
Riflettevo sul fatto che riesco a godere delle piccole cose, come delle grandi, proprio perché le ‘grandi’ me le sono conquistate duramente, sia nel lavoro, nello studio, che nella vita privata. Non ho mai avuto la vacanza assicurata, lo studio assicurato (tant’è che a un certo punto della mia vita me lo sono dovuto pagare da solo), quelle sicurezze economiche che in qualche modo ti danno un percorso già a grandi linee delineato. Non ce l’ho avuto: me lo sono disegnato da solo. Con ciò non voglio assolutamente dire che sono stato povero o paragonarmi a chi la povertà la vive davvero, ed ha problemi ad arrivare a fine giornata (piuttosto che a fine mese); perciò non fraintendetemi.
C’è una differenza di fondo, credo incolmabile, tra chi è stato sempre relativamente tranquillo nella vita, avendo un ‘paracadute’ per molte situazioni e me, che spesso ho dovuto fare i conti con alcune incertezze profonde.
Il lato buono della medaglia è che quello che altri danno per scontato, per me ha tutt’altro sapore, il gusto della conquista.
Questa forma mentis si riflette anche nella mia vita privata: sono abituato a fare delle scelte su chi frequentare e chi no, e allo stesso modo mi trovo bene con chi fa altrettanto. Prendere delle decisioni, fare delle scelte attive (ogni tanto!) comporta dei rischi, che vale la pena di correre. Eppure c’è chi vive la vita così passivamente da risultare… noioso.
Buon proseguimento di giornata a tutti. 😉
Faccio parte di una generazione a cui è stato ‘promesso’ un futuro che poi non si è avverato, un futuro illusorio. Vivo, e sto ancora metabolizzando, la disillusione derivante da questi falsi presupposti, se vogliamo chiamarli così. Noi (più o meno) giovani ci troviamo ad affrontare ogni giorno il concetto di mancanza di prospettive. A volte riusciamo a gestirlo, a volte siamo giù di morale, altre volte è un incubo. Chi sono i responsabili di tutto questo? La politica, sicuramente. Negli ultimi vent’anni i nostri governanti hanno fatto pochissimo per la scuola, l’università, la ricerca, il lavoro dei giovani, il precariato. E poi l’economia, perché oggigiorno sono le grandi banche e le grandi corporazioni aziendali a tenere in pugno interi stati (europei e non) col debito di cui sono creditori.
Come uscire da questo stato di cose, che è sia mentale, a livello individuale e collettivo, sia materiale (per ovvi motivi)? Prima di tutto direi non lasciarsi trascinare nel baratro della depressione. Magari a volte ti ci avvicini, a volte sei tentato di buttartici dentro o inizi a farlo, ma è meglio reagire, essere propositivi, per non fare del male a noi stessi. In secondo luogo darsi da fare, praticamente, ognuno nel suo campo, per lavorare, divertirsi, farsi una famiglia; tutte cose che dovrebbero essere naturali, o almeno la società in cui siamo cresciuti da bambini e adolescenti ci ha abituato a pensarle tali, a credere che sarebbero state il nostro destino, o per lo meno un nostro diritto, una volta diventati ‘grandi’. Non per tutti è così, non per tutti è stato così. Purtroppo. E torniamo di nuovo al punto di partenza… possiamo vederla in positivo o in negativo. In alcuni giorni il bicchiere è mezzo pieno, in altri mezzo vuoto. Io credo che gli anni che vivremo in futuro non saranno molto spensierati (né rosei) come sono stati quelli della nostra infanzia, ma presenteranno anche delle occasioni per cambiare (a chi ne ha la voglia, s’intende) a livello individuale e collettivo. Dovremo cambiare le nostre idee e le nostre abitudini relativamente a tante cose che ci hanno portato a un consumo progressivo delle risorse del nostro pianeta, ad un modo diverso di convivere con i nostri simili (che magari sono di razza o religione differente), a dare importanza alla cultura e all’istruzione, fondamenta di qualsiasi stato evoluto e civile, a ridurre la competizione economica e il divario che aumenta sempre più tra ricchi e poveri (quest’ultimo sarà un cambiamento sofferto, non so come avverrà ma dovrà succedere), a fare finalmente una politica che risolva i problemi di una nazione in modo concreto e non quella che è adesso, fatta di salotti e smisurati privilegi per una casta di pochi eletti.
E poi c’è il confronto, il dibattito con chi soffre i disagi che ho cercato di elencare poc’anzi, che dovrebbe essere il più spesso civile e aperto a posizioni differenti. La rinascita culturale, economica e politica di un popolo non può partire dalla violenza verbale. Dalla violenza delle parole si passa progressivamente alla violenza dei fatti, bisogna fare attenzione su questo punto. Informarsi, studiare e parlare con gli altri spesso aiuta a sentirci meno soli (o addirittura inutili, mentre in realtà non lo siamo) e a costruire una coscienza sociale, nuova, di cui proprio tutti abbiamo bisogno.
L’abbiamo sempre letto nei fumetti di Walt Disney o visto nelle pubblicità televisive della Permaflex, ma qualcuno sa se esiste veramente il collaudatore di materassi?
Non sarebbe male candidarsi per un impiego part-time, con orario di lavoro preferibilmente post-pranzo, in modo da unire l’utile al dilettevole (pennica & lavoro nello stesso tempo), ma anche in altri orari del giorno, con un libro o l’iPod, per poi comunicare i risultati dei ‘test’ al proprio datore di lavoro.
Potrebbe essere un lavoro impegnativo perché bisogna tener conto di diversi parametri in base ai quali valutare la bontà o meno del materasso in questione, ed i test durare anche qualche settimana. D’altra parte sarebbe un impiego latore di benefici e soddisfazioni immediate!
Il vero lavoro dei sogni! 😀
Ok, dopo una premessa improntata al cazzeggio imperante colgo la palla al balzo per far presente che questo blog spazia dal serio al faceto… c’è un po’ di tutto. Chi ha avuto la voglia e la costanza di seguirmi fin dall’inizio (ormai sono quattro anni che scrivo qui) lo sa già. Chi non mi conosce ed ha voglia di leggere una sorta di ‘sintesi’ di quel che io ritengo sia il meglio (ma per voi potrebbe essere diversamente, o potreste giudicare meglio i video pubblicati di Guzzanti che imita Enrico Ghezzi, ed io vi darei ragione :)) ho aggiunto nella colonna di destra una piccola sezione con gli articoli da me preferiti. Leggete almeno quelli, qualcosa di buono dovrebbe esserci. 😉
Per tutti gli altri che mi seguono costantemente dai feed RSS, da facebook, Google Buzz e chi più ne ha ne metta, i vostri commenti sono sempre ben accetti: se l’avete, prometto che andrò a sbirciare sui vostri blog (cosa che già faccio con molti di voi, la promessa vale solo per le new entry).
Passo e chiudo, stay tuned.